Ritengo che non ci si debba mai stancare di ripetere in ogni occasione un chiarimento che ci appartiene, ma che mentre per noi è sempre implicito non altrettanto lo è per molti. Ossia che «.Marx chiama comunismo l'intero processo del divenire. Il comunismo, dunque, è una realtà che produce effetti già nel presente e non un modello fantastico da realizzare, chissà quando. Non è un'utopia, o una filosofia, tra le altre: è il movimento materiale verso una superiore organizzazione sociale. I comunisti non sono coloro che "vogliono" il comunismo, ma coloro che lo vedono già all'opera nel processo incessante che rende obsoleta la forma economico-sociale in cui stiamo vivendo, e agiscono di conseguenza. I comunisti aderiscono a qualcosa che esiste, non a una dottrina filosofica, a una delle tante "interpretazioni" del mondo.». E' dunque in quest'ambito esteso che deve collocarsi il presente rapporto.
Una interessante catena di e-mail
- «.Riserviamo a un prossimo capitolo l’enunciato e la discussione dell’unica ipotesi che la scienza moderna considera accettabile, cioè che l’invarianza precede di necessità la teleonomia [1]. Per essere più espliciti, si tratta dell’idea darwiniana che la comparsa, l’evoluzione e il progressivo affinamento di strutture sempre più fortemente teleonomiche sono dovuti al sopraggiungere di perturbazioni in una struttura già dotata della proprietà di invarianza, e quindi capace di ‘conservare il caso’ e di subordinarne gli effetti al gioco della selezione naturale. …Da queste necessità, e non dal caso, l’evoluzione ha tratto i suoi orientamenti generalmente ascendenti, le sue successive conquiste, il dipanarsi ordinato di cui offre apparentemente l’immagine..» (Jacques. Monod, Il caso e la necessità 1970, Mondadori, Milano 1983, pgg. 31, 99)
«.Impadronendosi dei dati della teoria sintetica - mutazione e selezione - Monod li trasformerà in concetti - caso e necessità - costruendo sulla base già debole di quella teoria una metafisica di tipo pre-hegeliano. Infine, evocando per pagine e pagine la cosiddetta ‘gratuità’ di fenomeni recentemente osservati dalla microbiologia (come la biosintesi di una data ‘galattosidasi’ ad opera di dati ‘galattosidi’ come l’idrolisi o l’assemblaggio delle sequenze proteiche che sembrano contraddire ogni legge), egli si abbandona senza ritegno ad un accesso di delirio sartriano nel tipico stile lirico-volgare alla Camus: “Il caso puro, il solo caso, la libertà assoluta, ma cieca, alla radice stessa del prodigioso edificio dell’evoluzione!.» (Come il signor Monod distruggerebbe la dialettica, in Programme Communiste, n.58, 1973)
Qualunque sia l’uso pratico che ognuno vorrà fare di questo rapporto, sento di dover ringraziare i compagni che con le loro mail hanno contribuito, involontariamente ma proficuamente, a scuotere la mia pigrizia estiva. Devo, per questo, chiedere soprattutto il loro perdono qualora riscontrassero che – da paranoico funzionale quale sono – ho frainteso e anche volutamente travisato le loro parole a beneficio delle mie.
Pertanto, la preghiera che sento di dover rivolgere a quanti si apprestassero a leggerlo, è di trascurare le tracce residue della mia anima polemica (che mi rammarico sinceramente non essere riuscito a rimuovere del tutto nel corso della stesura definitiva), ma di tenere nella dovuta considerazione le informazioni contenute soprattutto nelle note e negli apparati, per l’utilità che esse potrebbero offrire nel fare avanzare il nostro lavoro comune e condiviso.
1 . Il giorno lunedì 29 luglio 2019, A ha scritto a B C D E ed altri :
Ciao a tutti, prima di iniziare il lavoro stabilito in riunione, ritorno, brevemente, sulla “eterna” questione della biforcazione a partire da una osservazione di D che, forse, fa avanzare la discussione nel senso che “aggiunge nuova informazione”.
Lo faccio a partire da un terreno a noi familiare: il ciclo rivoluzionario degli anni '20.
Ebbene in quegli anni sembrava esistere effettivamente una biforcazione: da un lato il comunismo, dall'altro il capitalismo. L'assalto al cielo sembrava possibile.
L'alternativa in realtà non esisteva, era una percezione che agiva solo nella testa e nei cuori dei protagonisti di quella formidabile stagione di lotta di classe.
Oggi sappiamo che, stante i rapporti di forza e altre circostanze, non c'era nessuna ‘biforcazione’ all'ordine del giorno ma una dinamica che avrebbe, necessariamente, condotto alla sconfitta del proletariato - a meno che, ma non è il caso nostro, non si voglia attribuire la colpa della disfatta a Lenin, a Togliatti a cattive linee politiche, ecc.
Quindi gli avvenimenti potevano prendere solo la piega che hanno preso e nessun’altra.
Ma possiamo dirlo solo ora a cose concluse.
Non è che siamo più bravi, è che dal futuro è più facile capire il passato avendo a disposizione informazioni che prima non erano accessibili (l'anatomia dell'uomo ci fa capire quella della scimmia, ecc., ecc.)
Per l'alternativa fra comunismo o distruzione della specie umana vale lo stesso ragionamento. Solo dopo, a cose avvenute, si potrà sapere come va a finire (in un caso), ma è un problema nostro non un’alternativa del movimento reale, questo è già determinato, possiede già l'informazione che farà scattare una soluzione al posto dell'altra.
A mio avviso, poiché non esiste il caso, non si pone neppure la biforcazione perché, a ben vedere sono la stessa cosa.
Ha ragione Laplace non abbiamo (e non avremo mai) informazione a sufficienza per conoscere in anticipo tutte le disposizione di tutte le forze in campo, se le avessimo scomparirebbe ogni percezione alternativistica.
Nessuno poteva sapere, anche se era scontato, il risultato della lotta di classe negli anni venti, per questo tutti i comunisti, in un senso o nell'altro, hanno condotto la lotta fino in fondo, producendo nuova informazione indispensabile alle lotte future. Ci sarebbe tanto altro da aggiungere, come ad esempio la differenza fra ‘diversificazione’ e ‘alternativa’ ma, per ora, mi fermo qui. (A)
2 . Il giorno Lunedì 29 luglio 2019, B ha scritto ad A C D E ed altri :
Alla fine penso che ci siamo intesi. Buona giornata. (B)
3. Il giorno Lunedì 29 luglio 2019, C ha scritto ad A B D E ed altri :
Nei sistemi lontani dell'equilibrio (quindi in crisi) la misura di entropia (ciò che è di impedimento alla chiarezza e all'univocità del messaggio; vuol dire che maggiore è l'entropia minore è la quantità di informazione a sostegno di quell'equilibrio) aumenta notevolmente poiché il sistema cerca di mettere in moto quanta più energia possibile per far fronte alla situazione di disordine proveniente dall'esterno.
Questo processo caotico conduce il sistema a dei cosiddetti punti di "biforcazione" in cui l'entropia è al massimo grado di configurazioni del sistema (quindi il disordine porta alle biforcazioni e a riconfigurare il sistema).
Maggiore è l'entropia, maggiore è il livello di disordine e instabilità del sistema, minore sarà la presenza di vincoli che restringono il campo dei comportamenti possibili.
Il sistema per mantenere equilibrio deve far accrescere la sua attività a spese dell'ambiente (pensiamo a tutti i movimenti che cerca di fare il capitale autonomizzato impazzito per evolversi ma non ci riesce). Se ne deduce che se in quel sistema l'informazione porta ordine cala l'entropia (la quale può essere misurata e opportunamente neutralizzata) come fa la cibernetica e a noi non conviene.
Non sono d’accordo che ‘caso’ e ‘biforcazione’ sono la stessa cosa; la biforcazione è scientifica può essere misurata, il caso è un concetto filosofico hegeliano come la mano invisibile non ha niente di scientifico e neanche di marxista.
Non mi piace neanche la frase "il movimento reale, .... è già determinato, possiede già l'informazione che farà scattare una soluzione al posto dell'altra", mi sembra un concetto teologico che porta alla teoria del riflesso e al principio di autorità, nega la relazione e il lavoro FRA le parti cioè ambiente, cellule e informazioni; il movimento reale è determinato nel momento in cui constatiamo che é avvenuto, ma prima è la relazione fra le parti sopradette che porta a prendere una biforcazione e a riconfigurare il sistema. Per il resto mi trovo in sintonia. (C)
4 . Il giorno martedì 30 luglio 2019, D ha scritto ad A B C E :
Personalmente condivo pienamente quanto esposto da A, e non ci trovo nulla di ‘teologico’, di ‘hegeliano’ o altro. Al contrario, credo che il massimo di idealismo refusé si cela nel timore di utilizzare delle paroline o delle espressioni compromesse nei tentativi di fare chiarezza in questioni complesse e scivolose.
In genere, le verifiche empiriche non hanno mai fatto scienza - anche se ogni ipotesi deve tenerne conto e non contraddirle.
Galileo non ha aspettato che si andasse sulla Luna per fare scienza circa il movimento dei corpi nel vuoto, Einstein non ha aspettato lo sviluppo degli strumenti di misurazione per proporre la relatività - d’altronde neppure la comunità scientifica ha atteso ‘troppe’ verifiche sperimentali, gli è bastato valutarne alcune ben ponderate da qualche arguto sperimentatore.
Ciò che conta è una visione che, adottata, riesce a far chiarezza non solo sul fenomeno in esame bensì su una molteplicità di fenomeni di diversa natura.
Il discorso di A, al di là dei particolari punti che tocca, è improntato proprio da questo tipo di visione delle cose da mettere in chiaro, ed è questo ciò che per noi conta. Diversamente, per la puntuta strada dei testi autorizzati, temo si farebbe solo dello "scientismo" allo sbaraglio, e ogni aggiornato e pedante studentello potrebbe tirarci le orecchie ad ogni passo....
Se lo "stile" della rivoluzione è "antiformista", non c'è alcuna ragione che ci impedisce di spingerci fuori - e forse anche avanti - dal pensare consuetudinario (dato che esiste una sola scienza: quella borghese, a dire di Bordiga).
Tuttavia, credo che A si sia espresso in termini correttamente materialistici, marxisti, e più ancora: nei termini di un milite della rivoluzione.
Eccone la prova:
"Nessuno poteva sapere, anche se era scontato, il risultato della lotta di classe negli anni venti; per questo tutti i comunisti hanno condotta la lotta fino in fondo, producendo nuova informazione (lezione delle controrivoluzioni?) indispensabile alle lotte future.”
Ed è come dire che alla fin fine ci scuce un baffo la persistente percezione di una biforcazione che continua a sparire sotto i nostri piedi ad ogni passo in avanti...
Se pensate che sia il caldo a farmi parlare così, fatemelo sapere: correrò ai ripari con docce fredde e frizioni frontali. (D)
5 . Il giorno lunedì 5 agosto, E ha scritto ad A B C D :
Con un po' di ritardo, provo a dire due cose sull'argomento.
Sono completamente in disaccordo sul fatto che ‘biforcazione’ e ‘caso’ sono la stessa cosa. La prima è misurabile e anche, seppur con una serie di distinguo, prevedibile; il secondo no, e comunque per i deterministi il caso non esiste, almeno nell'accezione classica del termine.
Capisco e sottoscrivo l'affermazione di D, secondo la quale siamo comunisti e non studenti o professori di fisica. Ciò nondimeno, quando si fanno delle affermazioni, soprattutto nelle terre di confine in cui cerchiamo di muoverci, devono essere circostanziate: risiede qui la differenza tra un lavoro, un lavoro condiviso e un'opinione. E qui, le pubblicazioni sull'argomento non ci danno ragione, o comunque, si prestano a varie interpretazioni.
Una tra tutte, presa da Esplorazioni evolutive di Kauffman, pagg. 169/170:
- "Milioni di anni fa,Tomasina, l'ultima femmina di tribolite, era intenta a cercare un posto sicuro dove deporre le uova. A un tratto vide di fronte a sé un'orribile stella marina, di nome Darthvader. - Sinistra o destra? Che faccio? - era il suo dilemma. Tomasina si buttò a sinistra, Darthvader a destra. Fu così che la stella marina catturò, uccise e divorò Tomasina con tutte le sue uova. I trilobiti non esistono più...la nascita storica dell'universo, degli agenti autonomi, di Tomasina, intesa come organizzazione propagante insieme con il suo mondo biologico, non vengono spiegati in alcun modo dalle leggi di Newton. In fondo, cos'hanno a che vedere queste leggi con una spiegazione sufficiente del balzo a sinistra piuttosto che a destra dello sfortunato trilobite? Tomasina, come organismo intero, fa parte dell'inventario ontologico dell'universo? Si."
Il pezzo che ho ricopiato non è sulla biforcazione ma è sulla ‘causalità’ verso il basso oltre che verso l'alto, e sul ruolo degli "agenti autonomi" nell'autorganizzazione della materia. Ciò, nonostante, è utilissimo nell'indicare che una ‘biforcazione’, che non ha nulla a che vedere con l'esercizio del libero arbitrio o di scelte consapevoli - ben al contrario - si presenta con frequenza nella storia dell'universo (per quello che ne conosciamo). Si parla di ‘biforcazione’ nella teoria del caos e in quella del caos deterministico (ancor di più in quest'ultima)._>
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Ne sappiamo a sufficienza sull'argomento? NO.
Abbiamo, forse, una pallidissima idea degli argomenti sul piatto ma non siamo in grado di districarci.
Abbiamo solo una certezza: che i problemi posti non si possono risolvere all'interno dei rapporti sociali esistenti, che serve un salto conoscitivo e una rottura dei paradigmi.
Pertanto, io sconsiglierei affermazioni categoriche, peraltro facilmente confutabili. (E)
6 . Il giorno lunedì 5 agosto 2019, D ha scritto a E + A B C :
Se concedi a Tomasina, "ultima femmina di trilobite", di poter fare un balzo a destra invece del suo sfortunato balzo a sinistra, devi concedere anche all'orribile stella marina Darthavader di fare il suo balzo a sinistra invece di un vano balzo a destra ... e così il risultato sarebbe stato il medesimo. ... o Kauffman è dell'opinione che la stella marina non era un ‘agente’ autonomo di balzare [né a destra e né a sinistra, ma] in direzione della preda, e doveva gettarsi inutilmente sempre a destra? (in tal caso sarebbe stata la stella ad estinguersi ben presto)...
Invece, non a caso, Tomasina è subito presentata come l'ultima femmina senza che Kauffman ci indichi la ragione "storica" di questa triste condizione cui è giunta concretamente la specie trilobite... [2]
Ma egli può presentare questa scena estrema come plausibile solo perché tutti sanno che i trilobiti sono finiti a far parte appunto dell'ontologia e non più dei reali pasti della stella marina attuale....[3]
E questo è l'unico fatto inconfutabile, dato che proprio così si è ‘autorganizzata’ materia e natura. Provate a ripetere la stessa scena con l'atomo di idrogeno (H) che sfugge ai legami con quelli di ossigeno (O) e non avrete più l'acqua (H2O)...[4]
Materia o natura non si pongono problemi, questi appartengono solo all'uomo, che poi... prende le misure a pollici e piedi - s'intende sempre umani...
Per quanto tendenzialmente riduzionisti, a chi verrebbe in mente di spiegare la comparsa storica degli organismi e dei loro salti o l'estinzione di una specie con le leggi di Newton?…[5]
Ma forse qui Kauffman si stava riferendo ad altre "esplorazioni" * (è un termine che confessa una certa cautela sugli argomenti affrontati)... (D)
7 . Il giorno martedì 6 agosto 2019, B ha scritto ad A C D E :
Ho riletto l'interessante catena di mail, approfittando di un po' di pausa a lavoro, e mi vengono da fare delle riflessioni un po' a ruota libera, che spero però possano contribuire al lavoro comune.
1) A noi il ‘caso’ non piace e pensiamo che in natura esista tra i fenomeni sempre un rapporto di causa ed effetto (Laplace docet). A livello macroscopico (laddove valgono le leggi scoperte da Einstein) anche i fisici concordano generalmente con questa visione.
Quando non riusciamo a priori a determinare l'evoluzione di un fenomeno, è perchè le variabili in gioco sono troppo numerose e le "regole del gioco" troppo complicate per essere comprese. A quel punto entra in gioco il calcolo della probabilità: si cercano correlazioni ma chi studia il tema sa che correlazione non significa causalità. Internet è pieno di simpatici esempi di variabili correlate ma chiaramente in rapporto non causale.
2) Cosa intendiamo per biforcazione?
Partiamo dalla bella voce di Wikipedia sulla Teoria delle Catastrofi di Thom:
"Nel linguaggio matematico, una catastrofe è un punto critico (o stazionario, o singolare) degenere (o non regolare) di una superficie liscia (ovunque derivabile) definita in uno spazio euclideo di dimensioni n, in quanto a tali punti corrispondono biforcazioni radicali nel comportamento del sistema. Nel caso n=2, è facile mostrare che, per le curve lisce, si hanno solo tre tipi di punti critici, ossia i punti di massimo locale, minimo locale ed i punti di flesso. Mentre gli estremi locali rappresentano punti critici non degeneri, i flessi sono invece punti critici degeneri, e pertanto rappresentano altrettante catastrofi." Il punto di flesso di una curva piana è quindi un punto di catastrofe: è il punto in cui cambia la curvatura o la convessità.” [6]
Fermo restando che ho inteso il discorso di A , da un punto di vista teorico "caso" e "biforcazione", intesa matematicamente sono due concetti distinti.
Noi usiamo il termine "biforcazione" in un senso più ampio - vedi figura tratta dal nostro articolo sulla Struttura frattale delle rivoluzioni, e successivo estratto:
- Durante un periodo più o meno lungo di relativa stabilità, il sistema riesce a neutralizzare le perturbazioni, ma ad un certo punto elementi pregressi provocano una crisi di instabilità durante la quale i vari elementi del sistema sono sottoposti a tensione, come un gas surriscaldato in cui aumenti progressivamente il movimento delle molecole. La rottura, o biforcazione catastrofica, è preceduta da uno stato caotico in cui ogni minima fluttuazione può essere estremamente amplificata da fenomeni di feedback positivo. Il futuro del sistema diventa imprevedibile se non si conosce la storia delle condizioni al contorno che hanno provocato lo stato attuale (René Thom, determinista; gli indeterministi sostengono invece che il sistema diventa imprevedibile e basta). In tale stato, una fluttuazione più ampia o una sincronia di condizioni catapultano il sistema ad uno stadio superiore il quale procede in un nuovo stato stabile.
(Rivista n+1 n.26 novembre 2006)
3) Sempre ricorrendo all'aiuto dei benefattori che hanno contribuito a Wikipedia, vediamo cosa si intende per caso [7].
“Caso” in filosofia s'intende ciò che contraddistingue
I) un avvenimento che si verifica senza una causa definita e identificabile, contraddicendo così ogni teoria deterministica che assegna ad ogni accadimento una precisa causa;
II) un evento accaduto per cause che certamente vi sono ma non sono conosciute ovvero "non-lineari", sconnesse o meglio "intricate", che non presentano una sequenza causalità-effettualità necessitata, cioè deterministica, tale da permettere l'identificazione di esse e la predicibilità degli effetti. Il riconoscimento ontologico dell'esistenza del ‘caso’ come causalità non-lineare è stata posta per primo da Antoine Augustin Cournot (1801–1877), il quale sostenne a metà dell'Ottocento che una serie di cause non sempre è lineare, ma può presentare incroci che alterano la loro conseguenzialità. Tesi poi ripresa anche da Roberto Ardigò (1828–1920) nel 1877 nell'Appendice a La formazione naturale nel fatto del sistema solare.
Quello descritto al punto II) è sostanzialmente quello che altri chiamano "caos deterministico" e a noi non impressiona: ci sono tanti eventi le cui cause sono tanto intricate da non consentire la predicibilità degli effetti. I fenomeni umani, considerando intervalli di tempo ristretti, rientrano di sicuro in questa categoria (ad esempio, una partita di calcio non truccata). Per noi materialisti storici, a differenza di tutti i sostenitori della speciale libertà di cui godrebbe la nostra specie, anche i fenomeni umani, su una scala temporale ampia, sono soggetti a delle leggi che possono essere individuate. Un compagno ha persino scritto un testo molto interessante, Dinamica dei processi storici, al proposito.
Ma il Capitale stesso non è altro che la descrizione delle leggi che regolano questo modo di produzione e di quelle che conducono al suo superamento. Quello descritto al punto I) potremmo chiamarlo caso "assoluto" ed è quello che certi fisici che studiano la meccanica quantistica pongono alla base dei fenomeni che avvengono a livello microscopico.
Alcuni utilizzano questo presunto caso che sarebbe intrinseco alla materia a scala infinitesima per giustificare la presunta libertà dell'essere umano e, per estensione, della specie.
4) Faccio un salto parlando dell'entanglement, che tanto affascina ultimamente, visto che era un rompicapo per lo stesso Einstein.
Il fenomeno è stato inequivocabilmente dimostrato: due particelle "intrecciate", usando un linguaggio semplicistico, si comportano identicamente anche se vengono separate a distanze infinite.
E' come se danzassero in modo sincronizzato e, nel momento in cui se ne osserva una, l'altra si trova nella stessa identica posizione, anche se neanche la luce riuscirebbe a coprire la distanza che le separa (e questo esclude che esse possano in qualche modo comunicare).
Per quale motivo questo accada, non si è ancora capito.
Qualcuno ha avanzato l'ipotesi che, in realtà, il determinismo viga non solo ad una scala macroscopica ma anche ad una scala microscopica e quindi "invada" anche il campo della meccanica quantistica (superdeterminismo).
– Anton Zellinger, che ha studiato in questi decenni l'entanglement, ha scartato l'ipotesi del superdeterminismo in questo modo:
"We always implicitly assume the freedom of the experimentalist... This fundamental assumption is essential to doing science. If this were not true, then, I suggest, it would make no sense at all to ask nature questions in an experiment, since then nature could determine what our questions are, and that could guide our questions such that we arrive at a false picture of nature"*.[8]
Non so se abbia ragione: non abbiamo tutti gli strumenti per arrivare a certi livelli della fisica teorica, ma l'idea che non possiamo accettare che tutto sia determinato, anche a livello microscopico, perchè altrimenti verrebbe meno la libertà degli sperimentatori, mi fa un po' sorridere. Sembra quasi il tentativo di una casta di difendere il privilegio di sfuggire alla necessità inesorabile che regge il cosmo.[9]
Spero di non avervi confuso ancor di più, ma anche in tal caso potrebbe essere un effetto utile... a rimescolare in modo caotico ma deterministico i vostri neuroni. (B)
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